I Tesori dell’India: 8° Tappa, Mumbai

8° Tappa

Mumbai

Ed eccoci alla fine del viaggio. Arrivati a Mumbai si è tornati nella “civiltà”. Mumbai è una città moderna, un pezzo di occidente in India, che invita a passeggiare e in cui molti dei rigidi costumi indiani sembrano un po’ più rilassati. Ragazzi e ragazze senza il tipico sahri passeggiano mano nella mano sulla spiaggia (come nella migliore tradizione Bollywoodiana). Mumbai è una città con locali rinomanti, con un World Trade Center all’avanguardia, ma anche con milioni di persone in favelas, una “lavanderia” nel centro della città in cui persone che arrivano dai villaggi circostanti lavorano come schiavi per 100 rupie al giorno (2 Euro). Mumbai è un pezzo di India che bisogna vedere, per capire che un giorno anche l’India avrà la sua Shanghai, ma che quel giorno è ancora lontano e che milioni di indiani vivono in condizioni tra le più miserrime che si possono trovare al mondo.

Mumbai ha edifici vittoriani di grande bellezza, e quando la si guarda dal mare, il suo skyline, il Gate of India e i suoi colori sono decisamente suggestivi. A largo di Mumbai c’è poi anche l’ultima gemma archeologica che l’India ci offre: l’Isola di Elephanta. Su quest’isola a un’ora di navigazione da Mumbai si possono trovare alcune grotte induiste di grande bellezza. Dopo Ajanta ed Ellora ci sarebbe poco alto da apprezzare, ma ad Elephanta, in fondo ad una grotta c’è la statua della Trimurti. E’ una statua che ipnotizza tanto è bella, è l’essenza della meditazione. Francesca ed io non riuscivamo ad andarcene, forse perchè sapevamo che fuori da quella grotta finiva l’avventura indiana, ma forse perchè la Trimurti è talmente forte da farsi per ammirare per ore, il tempo passa e non ce ne accorgiamo. L’ultima magia indiana!

Il viaggio finisce nelle vie di Mumbai, consapevoli di aver visto un mondo che da sempre è parallelo al nostro, che da secoli genera cultura e la assorbe, ma con una storia e una base talmente forte che qualsiasi cultura che sbarca in India, si “indianizza”. E quando si lascia l’aeroporto ci si rende conto che anche noi ci siamo “indianizzati”, l’India lascia un marchio nell’animo, non un semplice timbro sul passaporto.

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