Medjugorie: spiritualità tra i cocci della guerra serbo croata

L’elemento che più colpisce dopo un viaggio a Medjugorie, meta di pellegrini provenienti da tutto il mondo per le presunte apparizioni a sei ragazzi, in corso da 26 anni, è il contrasto tra questa terra di pace e i luoghi circostanti, drammaticamente segnati dalle cicatrici della guerra serbo croata, da Mostar a Sarajevo….

Sono passati ormai dodici anni dalla fine di quel conflitto che insanguinò e straziò il cuore dell’Europa, dal 1991 al 1995, dando uno schiaffo morale alle grandi forze internazionali che intervennero troppo tardi, quando ormai la carneficina era consumata.

Guerra esito di quello che oggi è uno dei grandi nodi che ancora oggi getta ombre sulla pace mondiale: lo scontro tra etnie, lo scontro tra civiltà.
La storia passata testimonia come la ex Jugoslavia sia stata crocevia di popoli, di usi, costumi, religioni diverse, come non sempre facile sia stato il cammino della loro convivenza, soprattutto tra musulmani e cristiani, ma nessuno immaginava che queste difficoltà potessero sfociare addirittura in un conflitto etnico così grave.

Sono tante le famiglie che contano ancora oggi al loro interno le vittime della guerra, anche a Medjugorie, seppure questo piccolo villaggio dell’Erzegovina, che fa capo a Citluk, nella provincia e diocesi di Mostar, sia stato risparmiato dalle bombe e dai colpi di mortaio che hanno, invece, dilaniato le città poste a una manciata di km da esso.

Molti abitanti ricordano come il messaggio cruciale rivolto dalla Vergine fin dalle prime apparizioni, nel 1981, sarebbe stato proprio quello della pace: â??Pace, pace, pace e solo pace!”

Tanti sono i motivi che attenzionano oggi questo luogo a migliaia di pellegrini, assai attratti dal dato â??soprannaturaleâ?: guarigioni di malattie incurabili non spiegabili dalla medicina, profezie, segni straordinari nel cielo si sarebbero verificati nel corso di questi anni, eventi posti spesso in rilievo da alcuni â??mediaâ? in maniera un po’ troppo enfatica e sensazionalistica, come anche da gruppi non esageratamente fanatici, che esternano soltanto il bisogno di vedere e di toccare il â??sacroâ?, lontanamente dallo stile dimesso e umile della gente che a Medjugorie vive nella semplicità.

Alcuni che pensavano di andare a trovare santi con l’aureola, si sono stupiti di incontrare per caso qualcuno dei sei ragazzi veggenti mentre trascinava, la mattina presto, i sacchi dell’immondizia ai bidoni della spazzatura o coltivava pomodori nell’orto.

Il consumismo è giunto anche qui, come in tanti luoghi oggetto di culto nella cristianità, con la proliferazione di negozi di souvenir un po’ kitch e di oggetti religiosi vari, e non di rado ci si può imbattere in gruppi di â??fedeliâ? che, più che a un luogo di preghiera, sembrerebbero andare a respirare una boccata di aria santa a una gita scolastica o a un festival di canzonette, con note troppo festaiole e poco adatte a un clima di raccoglimento.

Queste critiche, obiettivamente dovute, non devono tuttavia far sviare da quella che è, comunque, la ricchezza di questo luogo di spiritualità: ed è la profonda ricerca di pace interiore che vi si può respirare, file interminabili di gente di tutto il mondo, di tutte le età, che riscopre il valore della messa e dei sacramenti, che viene a confessarsi, incurante di aspettare ore, sotto il sole, davanti a un sacerdote presente, che padroneggia anche diverse lingueâ?¦
Uno â??spettacoloâ? che, spesso, oggi ci sogniamo nelle nostre chiese.

Guide giovani ed agili, originarie del luogo, esperte dei sentieri che si inerpicano lungo i costoni rocciosi dei monti, conducono oggi i vari gruppi di pellegrini, per lo più nelle prime ore del mattino, all’alba, in preghiera, fino alla cima, da cui si domina una splendida veduta di Medjugorie e della campagna circostante. Non a caso il nome del piccolo villaggio, nella lingua croata, significa proprio â??tra i montiâ?.

Un elemento da non trascurare, che fa di Medjugorie una meta godibile per visitatori di tutte le età, sono le strutture che ospitano i pellegrini: piccole pensioni a conduzione familiare, colorate e, in genere, dotate di orto sul retro, ovvero le case degli abitanti del villaggio i quali, in questi anni, si sono costruiti un lavoro adibendole e adattandole alle esigenze degli ospiti: così nella pensione Ruza ( â??rosaâ? in croato) abbiamo gustato marmellata di fichi e mele cotogne, vino fragolino, torte, focacce e pane fatto in casa, nonché frutta fresca e verdura a volontà, il tutto naturalmente, produzione propria e dono della laboriosità della simpatica padrona di casa dal sorriso stampato in faccia e dal viso rubicondo!

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