9° Puntata – Tranquillita’ Laos

Tranquillita’, silenzio, pace. In Laos il primo centro abitato si trova a 70km di strada sterrata tra giungla e cime di colline che si perdono in lontananza. Qualcosa sta cambiando nel panorama del viaggio e me ne accorgo subito; prima di raggiungere Muang Khua, un sonnolento villaggio lungo le sponde del fiume Nong Khiaw, avremo incrociato sì e no due auto. Tranquillita’, silenzio, pace. In 3 settimane di Laos non vedrò industrie, strade trafficate, palazzoni, ciminiere, rumori, motorini spernacchianti: ma dove sono finito? Tutto sembra svolgersi in slow motion e in totale naturalezza.

Il Capodanno lo passo in un villaggio senza luce elettrica, acqua corrente, televisione, internet e telefoni cellulari. Un salto nel passato oppure in una nuova dimensione. Il Laos mi affascina per questo: accerchiato da Paesi in rapido sviluppo economico, ossessionati da crescita, modernita’ e ricchezza, qui sembra che i valori, o le prospettive, siano altre. Luang Prabang ad esempio e’ una citta’ con una forte impronta religiosa, decine e decine di monasteri buddisti e un centro storico dichiarato Patrimonio Mondiale dall’Unesco dove vige persino un divieto di fumo. E’ il centro piu’ importante del Laos settentrionale e ha solo 20 mila abitanti! Il Laos stesso ne ha poco piu’ di 5 milioni (dato da controllare) e una capitale, Vientiane, popolata da poco piu’ di 200mila persone e a tal proposito ribattezzata “la capitale piu’ tranquilla al mondo”. Numeri che non hanno niente a che vedere con i suoi vicini: Cina, 1 milardo e 300 milioni di persone; Thailandia, 50 milioni; Vietnam, 80 milioni.
Inoltre, con rarissime eccezioni, in Laos vige un coprifuoco delle 23.30 per i locali notturni. E’ un luogo naturale, pacifico, rurale e, va detto, rispetto agli altri Paesi visti, molto pulito. Talmente tranquillo che nella parte a sud del Paese decido di affittare per 4 giorni uno scooter a marce (non sono un motociclista) per esplorare le piantagioni di caffe’ e le cascate del Bolaven Plateau. Un tour che mi consente di immergermi ancor più nella magica quiete di questo posto, dove alle nove di sera a farti compagnia ci son solo le luci di un cielo stellato e il canto dei grilli. Una sinfonia questa anche per la mia ultima stazione in Laos: Si Pha Don (traduzione, 4 mila isole); un ampio tratto di Mekong punteggiato da migliaia di isolette, alcune grandi poco piu’ di un cespuglio, che spuntano dalle acque del maestoso fiume. Cullato dal ritmico movimento di un’amaca, appesa al mio bungalow lungo l’argine, attendo, senza fretta, di varcare un poco distante confine e di entrare in Cambogia.

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