In viaggio tra Perù e Bolivia: Titicaca, altezze da far star male


Una delle zone dove davvero ci si rende conto di essere a grandi altitudini (si arriva fino a quota 4300), è nel tratto che va da Cuzco al lago Titicaca. Si attraversa una landa desolata circondata da montagne, dove la vegetazione è di sola erba, ma nonostante ciò, abitata da pastori, che vivono assieme ai loro greggi (di lama e alpaca) in piccole casupole, completamente sfornite di qualunque servizio “moderno”. In tutta la zona si respira miseria, anche nei piccoli paesi che si trovano ad altezze meno considerevoli.

Rispetto a zone come Cuzco, qui il turismo passa e non si ferma, solitamente diretto verso il lago Titicaca.

Purtroppo “guadagnarsi” questi spettacoli costa fatica: il mal d’altitudine (soroche) è sempre in agguato. L’aria rarefatta rende difficile la respirazione e quindi basta uno sforzo leggero come camminare in pendenza per sentirsi in affanno. In alcuni casi si può stare peggio, sentire la nausea, avere un doloroso cerchio alla testa, sentirsi sfiancati e quasi febbricitanti.

Ma queste difficoltà rendono forse più intensa la soddisfazione che si prova nel visitare questi luoghi. Ci si trova a dover condurre la propria vita normalmente, come pure ci si trova in apparenza in normali città, in normali siti archeologici. Ma bisogna fare attenzione, dosare le forze, evitare di bere e mangiare troppo, misurare ogni cosa.
Trovarsi a quelle altezze (dai 3000 ai 4000 metri), è un’esperienza del tutto particolare. Ci si rende conto dell’altezza perchè si è circondati da montagne imponenti, perchè l’inclinazione della luce è “strana”, perchè si ha l’impressione di essere molto vicini al cielo e alle nuvole; ma l’ambiente non è certo montano (almeno per noi europei): non c’è neve se non sui picchi più alti, il sole scalda e la vegetazione è rigogliosa. A 3500 metri si coltivano addirittura cereali come il mais, e nei mercati si trova frutta tropicale. E poi inevitabilmente si trova dappertutto la patata, che è infatti originaria di questa terra e se ne trovano molteplici specie.

Anche Juliaca, il primo paese di dimensioni un po’ meno modeste che si incontra andando da Cuzco al lago, è estremamente povero: case semicostruite, strade tutte non asfaltate, e ogni sorta di rottame sparso ovunque.

Infine si arriva sulle coste del lago Titicaca, il più grande lago d’altitudine del mondo (3800 metri sul livello del mare). La sua superficie raggiunge gli 8500 km quadrati (più di dieci volte il Lago di Garda) ed ha una profondità massima di 284m. E’ un “mare di montagna”, le sue acque sono di un blu profondo, dal fascino tenebroso.
Si possono ammirare le alte montagne che lo circondano (ad esempio la Cordillera Real, che però è situata sul versante del lago che appartiene alla Bolivia) e l’atmosfera è leggermente inquietante, perchè l’occhio capisce che non siamo a livello del mare, ma nello stesso tempo si vede di fronte un mare, e la cosa stordisce.
Il Titicaca è Riserva Nazionale dal 1978, ed ospita una sessantina di varietà di uccelli (fenicotteri, ibis, etc.), quattordici specie di pesci lacustri (piranha, trote, pesce re, etc.) e diciotto specie di anfibi.

Anche qui l’aria è molto rarefatta e il clima non certo ospitale: pur essendoci un sole che scotta e ustiona, la temperatura è bassa, è necessario coprirsi bene, e la notte si può scendere sottozero nel periodo invernale di luglio e agosto.

E’ anche un luogo estremamente selvaggio: ci sono cittadine “moderne” come Puno, ma si trovano ancora zone, come le isole del lago Taquile e Amantani, dove comunità vivono come vivevano secoli fa, senza luce nè acqua corrente, in maniera autosufficiente.

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