Islandesi e Groenlandesi
Del viaggio fatto in Islanda e Groenlandia ricordo il contrasto tra queste due terre. Quanto sono diverse, pur essendo relativamente vicine.
Prima del viaggio, pensavo che ci fossere parecchie somiglianze, solo per il fatto di essere entrambe terre di freddo, di ghiaccio, di territori inospitali e di vita difficile.
Invece, ho scoperto le enormi differenze che esistono: geografiche, orografiche, climatiche e anche etniche.
L’islanda è posta in posizione più bassa rispetto alla Groenlandia. è più vicina al Circolo Polare Artico e meno al Polo Nord, per cui il clima è – relativamente – più mite.
In effetti in Groenlandia vi sono gli Iceberg e in Islanda no e inoltre la prima è una terra completamente spoglia di alberi, una landa di muschi, licheni e piccoli arbusti.
L’Islanda potrebbe essere simile alla Lapponia, ma ha un’orografia pazzesca: è sconvolta da fenomeni vulcanici e geotermici, tali che il territorio è in gran parte desertico – un deserto di lava raffreddata – ed impedisce anche qui la formazione di boschi degni di tale nome. Inoltre il clima è strano (in parte anche per colpa di tali fenomeni vulcanici), tanto che ci troviamo con enormi ghiacciai (grandi come una regione d’italia) che arrivano fino al mare nella parte meridionale dell’isola, e una costa nord paradossalmente più mite e più verdeggiante.
Questo per quanto riguarda la terra. Per quel che riguarda gli uomini, l’Islanda ha una prevalenza di popolazione di origine scandinava, e una minoranza Inuit (o eschimese), mentre in Groenlandia è l’esatto contrario.
In effetti i primi, gli scandinavi, hanno colonizzato l’Islanda, mentre i secondo la Groenlandia.
L’impronta e il carattere delle due popolazioni è molto diversa.
Degli islandesi mi ero fatto un opinione ascoltando Bjork e i Sigur Ros, avevo un’idea di gente particolare, un po’ sognatrice, un po’ pazza, creativa, mi incuriosiva conoscerli veramente.
Purtroppo gli islandesi sono come il piccolo popolo delle loro fiabe: si vedono poco, sono più da immaginare che da conoscere. Non siamo riusciti a conoscerli molto e anzi su molti aspetti c’è stata una certa delusione.
Gli islandesi alla fine mi hanno fatto un po’ pena: vivono in una terra ingrata, che offre molto poco e sono dipendenti dalle importazioni per quasi tutto. Inoltre sono isolati dal resto del mondo ed è per questo che lì tutto costa molto.
Ma, pur costando molto la vita, non vuol dire che i servizi siano sempre di qualità.
D’altra parte, in un paese di 600000 abitanti, sparsi su una superficie grande come il Nord Italia, dev’essere già difficile trovare un carpentiere, un idraulico, per non parlare di qualunque tipo di materiale e strumento che deve in gran parte essere importato.
Anche della loro cultura, pare rimanere poco. Si sono lasciati americanizzare in tanti aspetti della vita, in particolare per il cibo.
In Islanda tutto è surgelato, qualunque cosa. Tant’è che nemmeno a Rejkyavik si riesce a trovare un mercato del pesce fresco. E infatti il porto non odora nè di mare nè di pesce, sembra finto anche quello.
Anche nelle famose fattorie, pare che non esistano prodotti genuini, che non producano nulla, forse mandano tutto all’industria alimentare, certamente non abbiamo mai visto scritte tipo “vendita prodotti della fattoria”.
Alla fine la sensazione è che tutto sia surgelato, che si accetti un vivere mesto e che non si gusti mai la vita appieno, nemmeno quella del mare che dovrebbe essere una caratteristica forte dell’Islanda e dell’essere islandese.
Sempre parlando dell’ambiente, devo sfatare anche un mito che avevo, e cioè che l’Islanda fosse la patria dell’ecologia.
E’ vero che utilizzano le fonti geotermiche in maniera massiccia, ma in tante altre cose non sono affatto ecologisti: la raccolta differenziata è quasi inesistente e non hanno troppo rispetto per animali che non si dovrebbe cacciare, come le balene e le pulcinelle di mare.
Per quanto riguarda la cucina, il discorso è analogo: in Islanda è difficile trovare le specialità locali e nei piccoli paesi (paradossalmente) è ancora più difficile rispetto alla capitale.
i groenlandesi (dovremmo chiamarli Inuit o Eschimesi) sono di tutt’altra pasta. Sono più vivaci, più vitali dei loro vicini. Da poco hanno ottenuto l’indipendenza dalla Danimarca, e sono molto orgogliosi delle loro origini e anche desiderosi di farsi conoscere.
Certo, parlano malissimo l’inglese e a volte sono un po’ goffi, ma sono gentili e teneri e inoltre paiono molto concentrati e scrupolosi sul lavoro, sono sinceramente impegnati a dare il meglio.
E’ interessante fare un confronto culinario tra Groenlandia e Islanda. Entrambe non sono certo ricche e non vantano una cucina che offre grandi cose. Entrambe tutto sommato partono da una serie di materie prime alimentari simili.
Ma, mentre in Islanda non si trova molto di cucina locale, in Groenlandia abbiamo apprezzato il “Greenlandic buffet”, cioè un buffet con tutte le specialità del posto (halibut, merluzzo, salmone, balena, pesce gatto, granchio), decorato da strani mostri composti “scolpendo” le verdure.
Al di là della bontà o meno della cosa, dimostra l’intenzione degli Inuit di farsi conoscere e far conoscere la propria cultura e il proprio cibo; e il porto di Ilulissat puzza “correttamente” di pesce, come pure il mercato del pesce… che è fresco…
Nel paese di Ilulissat c’è anche un museo dedicato a Rasmussen (grande esploratore artico nativo del luogo) e alla cultura Inuit. un altro modo per farsi conoscere.
Copyright © 2009 - All Rights Reserved