Viaggio di 2 Settimane in Cina (2°parte): In giro per le strade di Pechino
La prima impressione della Cina è stata quindi pessima: siamo stati calati in un ambiente ostile. Nessuno che ci capisce, un caldo da impazzire, e una città opprimente.
Pechino ci ha subito soffocati: il cielo grigio, gli edifici enormi e di stile sovietico, anch’essi ovviamente grigi. No, decisamente Pechino non ci è piaciuta. Noi probabilmente l’abbiamo visitata nel periodo peggiore, ma lo smog intenso, che pervade la città di un odore particolare, e il caldo soffocante che oscura il cielo, sono comunque le sue caratteristiche. Tant’è che, domandando in seguito ai pechinesi, se qui si vede mai il sole, la risposta era: “certo che c’è il sole, non lo vedi?”. In effetti il sole c’è, ma è tutto impolverato da questa nebbiolina, che rende la visibilità scarsa, toglie i colori dalle cose, tant’è che i panorami vengono sbiaditi e le foto fanno schifo.
Il primo impatto con Pechino è fatto anche di un altro elemento (purtroppo nemmeno questo positivo): il regime e la propaganda. La zona in cui siamo, nelle vicinanze di piazza Tien An Men, è pieno di edifici governativi. La stessa piazza, che in serata visitiamo, è assolutamente fredda e commemorativa del regime. Non è una piazza vivace e colorata: pur essendo piena di persone, è una piazza monumento, è il cimitero di Mao, è brutta e fredda…. in mezzo ci sono dei megaschermi (parlo di schermi lunghi una ventina di metri almeno) che mostrano quanto grande e bella è la Cina.
Alle 20, assistiamo all’abbassa bandiera. Viene addirittura bloccata una strada a 8 corsie, per permettere alle truppe, al passo dell’oca, di prendere la bandiera e deporla. All’evento (che si verifica ogni sera), partecipa una folla entusiasta di cinesi, tutta addossata alle ringhiere. La cerimonia dura pochi minuti, dopodichè la piazza viene CHIUSA: un soldato ci ha invitati ad uscire, come a tutti gli altri perchè dal lontano 1989, la piazza è blindata.
Ma non è solo in queste cose che si vede il regime e l’intruppamento delle persone. In effetti i cinesi sembrano tutti delle formichine, ognuna con il suo compito, tutte però uguali e senza individualità. Lo si vede in tante cose: in metro, dove un apposito agente dell’ordine, spinge dentro il treno le persone quando si attardano; quando parli con i cinesi, perchè sembrano faticare molto ad uscire dal loro piccolo compito, per cui le domande degli stranieri possono spiazzare. Forse questo è anche l’unico modo per tenere assieme un paese così vasto e così diverso, cioè imponendo un’uguaglianza anche con le maniere forti. Ma per quanto può reggere?
In serata, ci incontriamo con G. e J., una coppia di amici viaggiatori che si trovano a Pechino proprio quando arriviamo noi. Loro sono già stati diverse volte in Cina e così ci introducono un po’ di più nella mentalità cinese e soprattutto ci fanno conoscere un ottimo ristorante vicinissimo al nostro albergo, che fortuna! Un vero ristorante “tradizionale”, non per turisti. Lì G.e J. ci spiegano che ogni oggetto che vediamo appeso nel locale non è lì per caso, non è semplice ornamento, ma ognuno ha un particolare significato, può essere un portafortuna oppure qualcosa per scacciare gli spiriti maligni o altro ancora. Anche la cucina non è casuale: a noi occidentali spesso sembra che i piatti cinesi siano dei mix improbabili di carne, pesce, riso e quant’altro si può mettere assieme. invece rispondono ad una “esigenza filosofica” perchè, come suggerisce la dottrina del Tao, bisogna bilanciare lo Yin e lo Yang, gli opposti elementi, ed è per questo che non troveremo mai un piatto di sola carne o di solo riso, ma ogni elemento deve essere equilibrato dagli altri elementi.
Rinfrancati dall’ottima cena, ce ne siamo andati a letto per riposarci ed essere pronti l’indomani per un’importante visita… alla Città Proibita…
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