Angkor, Khmer di ieri e di oggi


La nostra “gita” in Cambogia è stata decisamente breve. 5 giorni, partendo da Bangkok in aereo. Ma 5 giorni davvero ricchi di tante cose: splendidi templi, nugoli di bambini, foreste, case galleggianti, religione.
Già l’arrivo è stato singolare e buffo: sbarcati nel piccolo aeroporto di Siem Reap, c’erano da sbrigare le consuete formalità doganali. Avevamo dovuto compilare ben 3 visti, tutti contenenti le stesse informazioni, ma con formati e colori diversi, e ci trovavamo davanti ad una decina di funzionari dietro ad una lunga scrivania. All’inizio ho pensato che ognuno gestisse una fila, e invece no… solo i primi due accoglievano i turisti, poi, come per magia, il passaporto e i visti passavano da un funzionario all’altro: uno metteva un timbro, l’altro metteva un bollo, l’altro annotava su computer, e infine l’ultimo riconsegnava il passaporto! Fantastico! però devo dire, che sul passaporto ci hanno incollato davvero un bel visto!

Poi all’uscita, abbiamo incontrato il taxi dell’albergo che ci aspettava. Il trattamento riservato dall’albergo è stato da gran signori: ogni giorno inchini e saluti, ogni mattina ci chiedevano se avevamo dormito bene, le attenzioni erano decisamente molte. Ci si sentiva dei colonialisti, con tutto il bene e il male associati a questo nome…
In effetti in Cambogia mi è parso che sia difficile la via di mezzo: o ci si tratta da aristocratici oppure si scende sotto degli standard molto bassi. La gente non pare passarsela troppo bene: l’impressione è che chi lavora nell’azienda del turismo riesca a fare una buona vita, gli altri campano con stenti.

Comunque, arrivati in albergo, abbia organizzato le nostre giornate ad Angkor. Avevamo pensato di girare il sito, anzi, i siti, in bicicletta, ma alla fine abbiamo accettato la proposta dell’albergo di girare in tuk tuk. Questo perchè nella zona in cui eravamo non era possibile noleggiarle, probabilmente anche perchè vogliono costringere i turisti a girare in tuk tuk o taxi. Devo dire però che alla fine è stata la scelta migliore: infatti girare in bicicletta è bello, ma il caldo è micidiale e i templi parecchio distanti da loro. Dubito che avremmo retto a 3 giorni di bicicletta + visita dei templi. Inoltre, abbiamo incontrato dei guidatori di tuk tuk e taxi veramente squisiti, gentili, seri e professionali. Dopo 2 giorni passati a visitare Angkor insieme con il nostro guidatore di tuk tuk, “l’addio” è stato quasi commovente, ci eravamo affezionati a lui! Non ha fatto solo da autista, ma ci ha dato consigli su cosa vedere e su quanto duravano le visite ai vari templi; ci forniva di acqua, ad un certo punto voleva pure prestarci soldi per andare a visitare una cosa!!!! fenomenale!!!
Quindi, come avrete capito, la Cambogia ci ha umanamente colpiti. Per non parlare poi dei bambini. beh, qui, purtroppo, ci tocca dire che ci son tanti bambini orfani o abbandonati, che vagano per le strade e chiedono l’elemosina. E nei siti archeologici ce ne sono letteralmente a migliaia, che cercano di venderti souvenirs, che ti si attaccano dietro e con vocina lamentosa e supplicante, ti cercano di vendere di tutto.
Non solo, ne abbiamo visti parecchi al lavoro sui telai per filare la seta, e nei laboratori per produrre oggetti di legno e pietra. Lavoro minorile? può darsi, ho pure provato a chiedere, mi han detto che la mattina vanno a scuola e al pomeriggio vanno lì ad “imparare un lavoro”. Non so, qualche dubbio sullo sfruttamento di questi bambini ce l’ho, anche se, forse, per loro tutto sommato è meno peggio di altre cose.

Ci sono anche degli enti benefici che cercano di aiutare i bambini. Alcuni, ad esempio quello vicino al nostro albergo, situato in un tempio buddista, ci è parso serio, e ci han raccontato cosa fanno. Altri, sembrano un po’ più “loschi”. Ad esempio, il Children’s Hospital del dottor Beat Richner, detto Beatocello. Richner è un medico svizzero che è venuto in Cambogia ed ha fondato questo ospedale. Beat di sera si “trasforma” in “Beatocello”, e allieta i turisti con il suo violoncello. E’ gradita un’offerta per l’ospedale. Purtroppo non abbiamo assistito alla sua esibizione, ma un giorno siamo andati all’ospedale perchè volevano un po’ vedere cosa facevano. Ma la guardia non ci ha fatto entrare: gli abbiamo spiegato che volevamo semplicemente visitare la struttura, ma ci ha detto che solo i malati possono entrare; allora gli abbiamo chiesto di vedere Beatocello, ma riceve solo su appuntamento; infine gli ho chiesto se avevano dei depliant documentativi oppure un sito, ma non ha nemmeno capito cosa dicevo. Che dire? A noi è sembrato tutto un po’ strano, anche all’interno dell’ospedale non sembrava ci fosse un gran movimento per quel che si poteva vedere da fuori. Ovviamente questo non significa niente, anzi, se qualcuno ha notizie sull’ospedale, ci faccia sapere!

Copyright © 2012 - All Rights Reserved

%d blogger cliccano Mi Piace per questo: