La Cina e il suo popolo, considerazioni sparse al termine di un viaggio in Cina
Il nostro viaggio in Cina è finito. ci siamo stati appena una decina di giorni, e vedendo un’infinitesima parte del continente cinese, ma tante cose abbiamo visto, tanto abbiamo imparato sul popolo cinese e sul loro modo di vivere.
Uniformità e difformità
certamente la cosa che colpisce di più, visitando megalopoli come Shanghai e Pechino, è la moltitudine di gente che si trova dappertutto. soprattuto in metropolitana, si nuota letteralmente nella folla e subito si capisce che è bene intuire i flussi di spostamento della massa, altrimenti si viene travolti.
eh sì, i cinesi sono tanti, tantissimi e a noi sembrano così uguali, tutti con le stesse facce, con gli stessi modi. ma non è esattamente così. in realtà questa è l’opera iniziata con gli imperatori cinesi e proseguita con molto impegno da mao e dal regime comunista. il motivo è semplice: gestire un popolo così numeroso comporta problemi, cercare di uniformare tutto e tutti è di indubbio vantaggio.
ma tale uniformazione ha creato situazioni assurde e paradossali e ha mostrato (e sopratttuto ora sta mostrando) i suoi limiti. ne cito una come esempio: forse non tutti sanno che in Cina esiste un’unica fascia oraria, che corrisponde all’ora di Pechino. ammirevole che si voglia uniformare l’ora di un paese tanto vasto, peccato però che lo zelo sia eccessivo. infatti nelle regioni più distanti da pechino, come ad esempio il tibet, questo provoca un disallinemaneto tra l’ora legale e quella “reale” decisamente esagerato a tal punto che si può avere l’alba alle 10 del mattino o cose del genere.
come si può capire una scelta del genere non è certo funzionale, e ottiene un effetto inverso rispetto a quello desiderato: invece di uniformare il popolo cinese, crea tensioni e possibili motivi di conflitto.
tutto ciò non si avverte girando per pechino o shanghai, lì l’uniformità è massima anche perchè in città-vetrina come quelle il controllo è totale. ma nelle periferie del paese, che noi non abbiamo visto, immagino che le differenze si possano cogliere.
oltre alla frattura tra il centro (pechino e le altre megalopoli) e la periferia, c’è uno scollamento generazionale: i giovani sono sempre più insofferenti all’ingabbiamneto fatto dal regime ma anche da una società molto tradizionalista. e le novità che arrivano da occidente, li rendono ancora più eccitati e insodisfatti.
A Pechino basta sedersi a piazza tien an men, per essere avvicinati da giovani. alcvuni certamente cercano di vendere qualcosa, ma molti vengono lì solo per parlare con uno straniero. alcuni senzra nemmeno sapere l’inglese, ma si capisce che la voglia di conoscere uno “straniero” è molta.
Per questi motivi, è difficile fare una previsione sulla cina: il boom economico è straordinario, ma le tensioni sociali salgono. chi prevarrà? e soprattutto, il governo cinese riuscirà a gestire tutto ciò?
devo dire che il governo cinese ha anche molti meriti: i trasporti pubblici sono efficienti, considerando soprattutto la massa incredibile di persone che si muove; l’educazione civica (per insegnare alle persone di non sporcare per terra, come prendere la metro educatamente, anche altre indicazioni) costante dapperutto, tramite mannifesti, video in metropolitana e altro. certo, è molto retorico, punta sul sentimento di fierezza e orgoglio cinese (basti pensare ai mega maxi schermi a piazza tien an men che proiettano immagini di una grande cina), ma non c’è dubbio che il sentimento di essere un grande popolo con un grande futuro è sentito dai cinesi e li unisce molto.
Gli ideogrammi, croce e delizia
Un altra cosa sorprendente, è la lingua. sto dicendo un’ovvietà, ma qualche parola voglio spenderla. come tutti sanno si usano gli ideogrammi. ci sono quelli tradizionali e quelli “semplificati”, introdotti da Mao per cercare di rendere più agevole al popolo la scrittura. poi ci sono anche diverse lingue, oltre al cinese ufficiale.
insomma, una situazione complicata. il risultato è che per uno straniero è veramente molto difficile, anche in città “occidentalizzate” come shanghai, riuscire a comunicare con i cinesi, ad esempio cercando di parlare in inglese. i cinesi fanno molta fatica a parlare altre lingue e secondo me la causa principale sono proprio loro, gli ideogrammi.
all’interno delle lingue cinesi, perlomeno la scrittura, gli ideogrammi rimangono più o meno gli stessi. ma appena si esce da lì, i poveri cinesi sono persi. come minimo devono imparare l’alfabeto, ma non dev’essere semplice per qualcuno che è sempre stato abituato con gli ideogrammi.
ma la difficoltà la si nota: alcune persone con cui abbiamo tentato di parlare inglese, si vedeva proprio che facevano fatica a pronunciare suoni, parole, secondo me perchè non le avevano MAI visualizzate, scrivendole, alfabetizzandole.
per me, dovrebbero subito abbandonare gli ideogrammi in favore dell’alfabeto. lo so, anche a me gli ideogrammi affascinano molto, sono un po’ delle opere d’arte. però, veramente, sono un grosso ostacolo.
ecco un altro punto sul quale, supppongo, la cina tradizionalista si scontra con la cina progressista.
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